Il 25% delle aziende italiane investe circa 100.000 euro all’anno nel digitale. Solo il 19% reinveste circa il 10% del fatturato totale. Questi dati sono presenti nel report di The European House Ambrosetti, società con oltre 300 professionisti a fianco delle imprese del territorio.
Le prime statistiche non sembrano supportare la rivoluzione digitale in tempi brevi, che sono comunque in crescita rispetto al periodo pre-pandemia. Dedichiamo un articolo all’analisi degli investimenti effettuati, con attenzione all’ultimo triennio.
A partire dal 2020, in concomitanza della pandemia, le aziende hanno investito maggiormente, per necessità, nel mondo digitale.
Rispetto a molti paesi, le percentuali sono inferiori, nello specifico: i dati della ricerca mostrano che il 16% delle aziende italiane investe meno dell’1% in relazione al proprio fatturato; il 65% investe tra l’1% e il 10%; l’11% investe tra il 10 e il 20%, infine l’8% delle aziende investe oltre il 20% in relazione al proprio fatturato.
Le tecnologie maggiormente coinvolte nel processo di digitalizzazione sono: Business application (62%), Cybersecurity (53%), Big data e intelligenza artificiale (46%), Internet delle cose (38%), Robotica e automazione (36%), Calcolo ad alte prestazioni o High performance computing (11%).
La ricerca ha evidenziato la necessità di un cambiamento culturale per dare il via alla vera e propria rivoluzione.
È possibile riassumere le principali cause del rallentamento della rivoluzione digitale nei seguenti motivi:
Nella sfera del mondo digitale e degli investimenti riguardanti questo specifico settore, la maggior parte delle aziende preferisce affidarsi a fornitori e agenzie di comunicazione per le principali attività.
Nello specifico, sono preferiti i fornitori molto specializzati in specifiche aree di servizio. Tra le principali attività affidate in esterna vi sono:
Tra i servizi di web marketing più ricercati, al momento vi sono SMM, SEA e SEO. La gestione dei canali di online marketing, è sempre altamente richiesta per due motivi.
La quota dedicata a questi canali è in crescita costante e fondamentale per le strategie dei brand.
Queste attività molto spesso sono affidate ad esterni per le competenze che sono in forte e continua evoluzione. I nuovi cambiamenti e le innovazioni apportate in media ogni 2-3 anni comportano la necessità di una formazione e sperimentazione continua e il supporto da parte di professionisti specializzati e focalizzati solo su questo.
Un esempio pratico riguarda proprio Google Ads. Nel corso degli ultimi anni con il lancio di Performance Max, è stato rivoluzionata la creazione delle campagne.Quest’area di competenza quindi, relativa a quali dati usare, come integrarli, come utilizzarli, è diventata di grande importanza.
Su Meta Ads, invece, il lancio di diverse automazioni ha apparentemente reso più difficile il controllo del budget e del testing di nuove variabili e in particolare delle audience da parte dei marketer, motivo per il quale affidarsi a professionisti è ancor più importante.
Il mondo del digital marketing rimane ricco di sfide che richiedono molta esperienza tecnica, come la minimizzazione della data loss, dovuta alla non accettazione dei cookies, i nuovi limiti di tracciamento di iOS o gli approcci più giusti per fare campagne marketing full-funnel. Insomma, un ambito del marketing in forte e continua espansione ed evoluzione. Motivo per cui gli addetti marketing necessitano di tempi, budget e competenze per sperimentare e formarsi continuamente.
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