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Pogo sticking e frequenza di rimbalzo: le differenze

20 Giu 2022

Quando si è alla ricerca di un’informazione, una delle prime azioni che vengono svolte è proprio quella di aprire Google digitare una query di ricerca.

Non è detto che si trovi subito il risultato sperato, anzi. Si può rimanere insoddisfatti dalle informazioni trovate nelle prime pagine di destinazione e tornare alla ricerca del risultato che si preferisce.

Il fenomeno appena descritto è noto con il nome di pogo sticking, il quale può essere considerato un problema per il posizionamento dei contenuti in SERP.

L’abbandono della pagina da parte dell’utente, per Google, corrisponde a un contenuto poco interessante e fuori porta da quanto ricercato.

Che cos’è il pogo sticking

La traduzione del termine aiuta a comprendere meglio il concetto. Nel modo anglosassone,  il pogo stick altro non è che un trampolo a molla.  Funziona  a rimbalzo, proprio come il fenomeno di rimbalzo dell’utente.

Il Pogo Sticking consiste in un comportamento dell’utente che saltella tra un sito e un altro posizionato in SERP alla ricerca del contenuto migliore.

Si verifica quando l’utente torna indietro ai risultati di ricerca entro i primi cinque secondi dalla visualizzazione della pagina, insoddisfatto di non aver trovato l’informazione desiderata.

La differenza tra pogo sticking e bounce rate

Il pogo sticking sembrerebbe corrispondere alla conosciuta frequenza di rimbalzo o bounce rate.

La frequenza di rimbalzo rappresenta “la percentuale di visitatori che visita una singola pagina su un sito web” e poi conclude la sua interazione con quel sito.

Una pagina con percentuale di bounce rate elevata non deve essere sempre letta come dato negativo, in quanto può significare anche che il visitatore ha completato la sua journey ottenendo piena risposta alla domanda. 

Il pogo sticking è sempre negativo, perché è sintomo di una insoddisfazione dell’utente nei confronti dei risultati forniti da Google.

Pogo Sticking e SEO

Il fenomeno del pogo sticking è riflesso di un’insoddisfazione vissuta dall’utente.  Aiuta a comprendere che i contenuti non rispondono alla query di ricerca che la persona ha digitato e alle informazioni di cui aveva bisogno quando ha trovato quel risultato tra le proposte di Google.

L’obiettivo di tutti i motori di ricerca è infatti fornire risultati utili agli utenti, consentendo loro di raggiungere i contenuti che desiderano al primo tentativo: è chiaro, quindi, che un comportamento diffuso di saltellamento tra le SERP e le pagine posizionate può comunicare una generale insoddisfazione delle persone rispetto ai risultati elaborati dagli algoritmi, sintomo di una generale incomprensione della query o di assenza di pertinenza tra la domanda originaria e il contenuto posizionato.

Le cause

Le pagine di un sito web colpite da questo problema, per cui gli utenti manifestano evidente insoddisfazione dei contenuti proposti, necessitano di interventi di miglioramento.

I principali problemi che causano il pogo sticking sono contenuti scadenti ed esperienza utente scadente, ma non solo, e l’unico modo per contrastare efficacemente il fenomeno è provare a fornire una risposta significativa che risolva il problema di una persona o risponda alla sua domanda.

Tra i problemi on page legati al contenuto che possono provocare il pogo sticking (e spingere il pubblico a lasciare rapidamente il sito) ci sono:

I motivi per cui un utente abbandona il sito

Non sono invece legati ai contenuti, ma a problemi di altra natura i seguenti fattori che pure possono influenzare negativamente il comportamento dell’utente e farlo saltellare:

 

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