Uno dei principali obiettivi di un progetto di web marketing è la capacità di riuscire a intercettare il proprio target di riferimento con contenuti fruibili online.
Il rendering dinamico di Google è il processo necessario per consentire al motore di ricerca di eseguire il codice della pagine, con una valutazione dei contenuti stessi, volto alla comprensione del layout e struttura del sito.
Risulta molto importante che avvenga in maniera ottimale in quanto consente a Google stesso di classificare non solo la quantità ma specialmente la qualità delle informazioni a disposizione degli utenti, siano esse grafiche e testuali, rispetto ai principali competitor del settore, consentendo a un brand di apparire come risposta a una query di ricerca degli utenti. In questo modo è possibile massimizzare la copertura in termini di visibilità, grazie a pagine che i bot riescono a trovare e analizzare.
La configurazione del proprio sito con rendering dinamico è possibile mediante tecniche di Search Engine Optimization (SEO). Scoprire come effettuare in modo corretto l’operazione, così che i motori di ricerca possano facilmente indicizzare e posizionare i contenuti è ora possibile.
Il dynamic rendering è stato introdotto da Google circa 4 anni fa, nonostante fossero molti i siti e gli enti interessati allo studio di tecniche simili mediante autoproduzioni e software di terze parti.
In occasione della conferenza tenuta da John Mueller proprio nel 2018 è stato definito il rendering dinamico come “il principio dell’invio agli utenti di contenuto renderizzato lato client normale e dell’invio di contenuto renderizzato completamente lato server ai motori di ricerca”.
A seguito di Google anche Bing ha iniziato a suggerire questa pratica, a riprova di come effettivamente il rendering dinamico possa quindi rappresentare un’utile soluzione per un problema “storico” come il rendering e, in particolare, l’esecuzione di alcuni framework JavaScript.
Sicuramente i motori di ricerca Google e Bing hanno la possibilità di elaborare il JavaScript. Tuttavia riscontrano e affrontano alcune limitazioni nel tentativo di effettuarlo su larga scala. Un altro aspetto da tenere in considerazione è che il crawler HTML di Google non è sempre in grado di elaborarlo, mettendo la pagina in uno stato di coda e non indicizzando i contenuti.
L’introduzione del rendering è stata quindi necessaria per ovviare alle seguenti problematiche, consentendo ai motori di ricerca di accedere ai contenuti senza doverli reindirizzare.
Un aspetto decisamente vantaggioso in termini di posizionamento organico, specialmente considerando siti web di grandi dimensioni ovviando l’eliminazione delle limitazioni all’elaborazione riducendo al minimo il numero di richieste HTTP.
La grande maggioranza degli utenti accede al sito web desiderato principalmente da mobile. Proprio per questo è opportuno dedicare la giusta attenzione a rendere il proprio biglietto da visita digitale mobile-friendly.
Con il rendering dinamico è possibile assicurarsi che il proprio dispositivo offra contenuti in HTML di facile utilizzo, anche per gli schermi di smartphone più piccoli.
Di seguito una breve scaletta del funzionamento del processo.
Il dynamic rendering consente di:
Un concetto importante perché Google è passato all’indice mobile-first. Cioè, esegue la scansione delle pagine con un agente mobile e le “vede” nel modo in cui le vedrebbe un utente mobile.
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